2015, ottobre

ViviTenerife – Le confesso che mi sembra strano che lei parli di opportunità.

Giovanni Comoli – Perchè dice questo?

VT – Perchè ho la sensazione che lei invita tutti a una certa prudenza e a non farsi illusioni.

GC – Le assicuro che continuerò a farlo. Ho visto troppe famiglie arrivare dall’Italia convinte che nelle Canarie tutto fosse facile, operare con leggerezza e, alla fine, rientrare nel Bel Paese dopo avere sprecato i propri risparmi alla ricerca di un sogno.

VT – Allora perchè parla di opportunità?

GC – Ogni zona nel mondo ha caratteristiche, usi e costumi differenti. Integrandosi e cercando con umiltà di capire il tessuto sociale locale, è possibile trovare delle opportunità di lavoro o di investimento. Poi, occorrerà valutare le proprie capacità personali per adeguarsi a quanto è necessario fare per entrare in quel mercato.

VT – Lei crede che i nuovi arrivati non facciano così?

GC – Vede, il problema è che le persone arrivano dall’Italia convinte che un prodotto o servizio che funziona là, qui attecchirà senza sforzo.

VT – Si, è una cosa che vedo anch’io. Però se una ditta con sede in questo arcipelago, offre dei servizi con stile italiano ai nostri connazionali quì residenti, non dovrebbe essere difficile crearsi una clientela.

GC – Lei crede? Prima di tutto occorre fare degli studi di mercato per valutare l’ampiezza della clientela potenziale. L’Italia è lunga e stretta e ogni regione ha gusti differenti. Se, per esempio, importo una linea di saporiti formaggi laziali che tanto bene si vendono in Centro Italia, devo potere contare su un numero sufficientemente alto di romani che vivono nella zona del mio negozio, perchè Nordici e Meridionali preferiscono altri tipi di formaggio.

VT – …e a parte i numeri dei clienti potenziali?

GC – Occorre tenere conto del cambio di stile di vita. Un italiano che si è trasferito, probabilmente ha cambiato anche le sue abitudini. Mangia meno gelati, è meno esigente con la qualità del suo abbigliamento, allo status symbol della propria auto o alle rifiniture perfette nella ristrutturazioni della propria casa. Oppure limita l’acquisto dei formaggi italiani alle occasioni, preferendo i più economici prodotti locali per tutti i giorni.

VT – Ha ragione! Con il cambio di Paese si modificano anche le abitudini.

GC – Io direi che a volte si ottengono migliori risultati operando al contrario, cioè ricercando le cose che non funzionano in Italia.

VT – Le spiace farci un esempio?

GC – È molto facile e me lo ispira lei! Una volta, parlando, mi aveva confessato che un giornale a distribuzione gratuita come Vivitenerife non avrebbe potuto attecchire in Italia. Invece, un differente stile di vita dei nostri connazionali presenti nelle Canarie, fa sì che qui sia ben distribuito.

VT – Già! Secondo lei ci sono dei settori dove sarebbe meglio investire?

GC – È una pena vedere come tutti i nuovi arrivati si buttano a capofitto in attività rivolte al consumatore finale: bar, ristoranti, negozi e, nella migliore delle ipotesi, servizi alla persona. Sono tutte attività che hanno come denominatore comune il fatto che l’imprenditore resta in attesa del cliente. La sensazione è che sia più facile da impostare, ma questo comporta, come conseguenza, una concorrenza molto più numerosa. Anzi, direi che il mercato è saturo.

VT – L’alternativa?

GC – Tutte quelle attività dove si va a cercare il cliente: vendite all’ingrosso, rappresentanze, servizi alle imprese, ecc. Per esempio, vi sono 500 hotel nelle Canarie e poco meno di 600 case rurali o di agriturismo. Queste attività hanno bisogno di fornitura di cibo e bevande, lenzuola, uniformi e mobilio. Vi sono quasi 8.000 bar e ristoranti e più di 24.000 negozi al dettaglio a cui offrire i più svariati prodotti e servizi. Tutti hanno bisogno di pubblicità, programmi informatici, pagine web, attrezzature, materiali e personale preparato.

VT – Visto con questi numeri, le Canarie offrono davvero molte opportunità!

GC – Non glielo avevo detto? Ovviamente non sono gratis. Non è mai facile entrare in un mercato per cui occorre molta caparbietà e pazienza. Soprattutto bisogna preventivare almeno 18 mesi di semina. Solo così, dopo si potrà raccogliere qualcosa.