2017, luglio
ViviTenerife: Questo è quello che dicono a tutti i nostri connazionali appena arrivati a Tenerife…!
Giovanni Comoli: Già! Cosa ne pensa?
VT: Mi scusi… ora è diventato lei l’intervistatore? Non dovrei fare io le domande?
GC: Ha ragione! Chieda pure!
VT: Cosa ne pensa di questa frase?
GC: Che è una gran sciocchezza! Se una persona, in un Paese straniero, non può fidarsi di un connazionale che ha le stesse origini, di chi si deve fidare? Di qualcuno che non capisce la sua cultura, le sue abitudini e, per di più, neppure il linguaggio?
VT: Però a volte si prendono delle fregature!
GC: Perchè in Italia non si prendono? Inglesi, francesi o spagnoli sono tutti onesti e corretti? I malintenzionati sono presenti in qualsiasi nazionalità però giudicare un popolo in base a qualche storia di malaffare è quanto meno fare di tutta l’erba un fascio.
VT: Non può negare che ogni Paese abbia cultura e abitudini peculiari.
GC: Non solo non lo nego, ma lo affermo con forza! La zona del mondo in cui nasciamo determina le prime abitudini alimentari che ci seguiranno per tutta la vita. Il caldo, il freddo e la storia definiscono il nostro rapporto con l’intorno e le differenze culturali. È indubbio che in un Paese freddo i cittadini siano stimolati a un comportamento più previdente e solidale.
VT: Quindi sostiene che esistono differenze fra i popoli?
GC: Ha detto bene: differenze! Ogni cultura ha un suo valore e non esistono Paesi migliori o peggiori, solo diversi. Il classico “humor inglese” ci lascia indifferenti, a noi italiani piacciono i giochi di parole e i tormentoni. L’importante è che ognuno abbia i propri strumenti per godere di un momento di allegria.
VT: Però non tutti i Paesi ottengono lo stesso livello di vita!
GC: Se per livello di vita intende il reddito pro-capite, devo dirle che misurare il grado di felicità di un popolo in base alla risorse disponibili, è una valutazione puramente culturale. Ci sono prìncipi che insegnano come un proficuo conto in banca non valga la rinuncia alla libertà di gestire il proprio tempo, professare una religione oppure vivere in un ambiente non inquinato.
VT: Ha ragione! Ho la sensazione, però, che ci siano nazioni che, pur desiderando un reddito pro-capite più alto, non riescano a raggiungerlo.
GC: Certo, perchè la somma dei comportamenti dei singoli individui alla fine si ripercuote sui risultati dell’intero Paese. L’esempio più lampante siamo noi italiani che, con una posizione invidiabile, la metà dei beni artistici del mondo, coste, spiagge, isole, laghi e montagne oltre a una cultura gastronomica senza pari, siamo solo il quarto polo turistico mondiale. C’è qualcosa nel nostro stile di vita che, anche se ci ha permesso la creazione del Made in Italy, ci ha impedito di sfruttare appieno del turismo.
VT: Torniamo alla fiducia?
GC: Appurato che ogni popolo ha la sua cultura, se a Tenerife desideriamo un piatto di pasta, una pizza o un buon caffè, non ci rivolgeremmo mai a un locale gestito da uno straniero.
VT: Assolutamente no!
GC: Ora, se vogliamo comprare una casa, ristrutturarla, acquistare una bottiglia di vino o del formaggio, farci assistere da un avvocato o scegliere un medico non capisco perchè non si dovrebbe preferire chi ha la nostra stessa nazionalità.
VT: È probabile che se si scegliessero maggiormente le imprese italiane, funzionerebbero anche meglio!
GC: Certo! Sono d’accordissimo con la sua affermazione. Vede, io osservo molto il mondo anglosassone in Tenerife. Anche se gli inglesi residenti non sono tanto più numerosi di quelli italiani, l’isola sembra in loro possesso. Questo perchè i britannici, per qualunque acquisto, si rivolgono senza dubbio ad un loro connazionale anche a costo di pagare di più. In questo modo le ditte aperte per turisti e residenti crescono, si ramificano e possono offrire sempre migliori servizi e prodotti.
VT: Già! Però anche loro a volte si sentono ingannati da un concittadino.
GC: Ovviamente! Se da una parte consiglio di dare fiducia ai connazionali, dall’altro ricordo che bisogna sempre diffidare un poco. A volte, il rilassamento provocato dal fatto di avere trovato un venditore che ci accoglie in italiano, induce ad abbassare la guardia. Basta quindi un poco di buon senso: in nessun luogo si può chiedere al rivenditore di auto usate se stiamo facendo un buon acquisto. Un parere obiettivo ce lo darà solo un meccanico esterno pagato appositamente perchè ci eviti problemi futuri. Allo stesso modo, in un Paese straniero, se si vuole comprare, ad esempio, una casa, bisogna avere al proprio fianco un avvocato o un consulente perchè tuteli i nostri interessi. Costeranno molto meno delle eventuali conseguenze negative. Mi raccomando, in questo caso inviti i lettori del suo giornale a rivolgersi sempre a professionisti italiani.
VT: Certamente, non dubiti!
GC: Come secondo aspetto, sarebbe utile che cominciassimo a riflettere sul concetto di “fregatura”. A volte abbiamo la sensazione di avere pagato più di quello che avremmo dovuto. Effettivamente un prezzo alto non sempre garantisce la qualità, però i prezzi bassi e allettanti creano solo l’illusione di un affare perchè la maggior parte delle volte ciò che abbiamo fra le mani non soddisfa le nostre esigenze.
VT: Cosa consiglia, quindi?
GC: In un Paese che non è il nostro, uno dei modi per essere prudenti è quello di affidarsi ad imprese italiane consolidate nel territorio anche se, a volte, apparentemente più costose. La loro permamenza per anni in un mercato così difficile, è di per sè una garanzia.