2014, agosto
ViviTenerife – Dal titolo non capisco quale tema voglia affrontare.
Giovanni Comoli – Vorrei parlare della difficoltà di affidarsi a consulenti e professionisti.
VT – Ritiene che sia difficile per noi italiani?
GC – Nei film americani osserviamo che ogni volta che un personaggio deve firmare un qualsiasi contratto, invita l’agente che glielo sottopone a farlo controllare al suo avvocato.
VT – Sicuramente non è il comportamento di un italiano!
GC – No, certo! Negli Stati Uniti come in Spagna o in moltissimi altri Paesi, la libertà di contrattazione è molto più ampia. Lo Stato interviene poco, controlla meno per cui i cittadini hanno imparato ad affidarsi ai consigli e all’assistenza di professionisti e consulenti.
VT – Perchè l’Italia è diversa?
GC – In Italia abbiamo montagne di Leggi a protezione del consumatore, Uffici Pubblici che ci danno informazioni e sappiamo tutti che in un contratto quello che è contrario alla Legge non ha valore. Peccato che noi italiani diamo così poco valore a questo lavoro parlamentare: ci lamentiamo che paghiamo molte tasse però ignoriamo che, grazie a quelle, spendiamo poco in consulenze private.
VT – Ritiene che questa differenza di cultura abbia conseguenze per gli italiani che si trasferiscono a Tenerife?
GC – Certamente! Abituati a confidare in meccanismi di protezione istituzionalizzati, non si adeguano a sistemi differenti. Firmano contratti in spagnolo senza neppure portarsi dietro un traduttore professionale e si fanno consigliare dai venditori, scordandosi che il loro lavoro è quello di vendere.
VT – Altre cose che devono sapere?
GC – Inviterei i nostri connazionali a un maggior realismo. Ad esempio, pensare che un Notaio spagnolo, che costa un terzo di un collega italiano, gli dia le stesse garanzie, è per lo meno ingenuo. In Spagna un Notaio è poco più che un autentificatore di firme, praticamente non ha responsabilità nella stesura dell’atto.
VT – Quindi?
GC – Che imparino a utilizzare correttamente consulenti, avvocati e commercialisti. A differenza dei venditori, questi professionisti sono pagati anche se l’affare non va a buon fine, per cui faranno sicuramente gli interessi del cliente. Inoltre, il costo delle loro tariffe è sicuramente inferiore a quello di qualsiasi sorpresa futura. Poi vorrei sottolineare anche il rischio di comprare attività commerciali senza un adeguato supporto.
VT – In questo momento moltissimi italiani stanno comprando attività commerciali.
GC – Sì, certo! Anche se è simpatico vedere l’entusiasmo dei nuovi arrivati, è disarmante vederli comprare attività in pochi giorni senza controllare in modo approfondito i documenti. Il fatto che esista un ristorante non li garantisce sulla possibilità che la licenza possa essere trasferita o che sia completamente a norma. Inoltre nell’acquisto di un’attività non esistono solo gli aspetti burocratici, ancora più doveroso è fare un adeguato studio di mercato.
VT – Lo considera importante?
GC – Questa è una società multietnica in cui siamo degli stranieri. Quì si trovano persone provenienti da tutto il mondo. Oltre alla lingua, ogni popolo ha gusti e culture differenti. Soprattutto nel settore della ristorazione, dobbiamo toglierci dalla testa l’idea che tutti vanno pazzi per la cucina italiana. Anche se così fosse, occorre professionalizzarsi, scegliere con cura il luogo, l’immagine, il nome stesso del locale che a volte confonde il cliente non italiano.
VT – Quindi anche in questi casi li invita ad affidarsi a dei consulenti…!
GC – Certo! L’entusiamo fa abbassare la guardia e solo dopo alcuni mesi si vedono gli errori commessi. Spesso ci si sopravvaluta o non si prevedono i problemi che sorgeranno. Un consulente lavora solo sui numeri e aiuta a vedere le cose con maggiore realismo