2018, settembre
Signora Antonina, in questo mese di Agosto, un po’ perchè abbiamo adottato un orario ridotto, un po’ perchè entrambi impegnati in “avvenimenti mondani”, per la prima volta in quasi 6 anni, non abbiamo potuto fare il nostro incontro mensile. Non ci sará, quindi, l’intervista del mese ma, se mi permette, vorrei comunque raccontare a Lei e ai lettori del giornale un fatto di cui sono stato protagonista e che ha stimolato in me una profonda riflessione.
Circa un mese fa mi sono recato da un benzinaio per lavare l’auto in un lavaggio automatico. Non c’era nessuno ma un cartello diceva di non occupare il posto di lavaggio senza prima avere preso il gettone.
Posteggio fuori, mi reco alla cassa a comprare il gettone e torno. Due persone, meno corrette e rispettose di me delle regole, avevano posto le loro auto nel lavaggio automatico davanti alla mia e si erano recate a comprare il gettone.
Dopo 6 minuti di attesa arriva il primo dei due, un signore di circa settant’anni, con un sorriso simpatico e, probabilmente di origine canaria. Più per ridere della mia ingenuità, che perchè arrabbiato, gli chiedo, sorridendo, se non sa leggere i cartelli.
Inaspettatamente il signore mi risponde ironico ed acido: “Vaya, vaya, está aquì mi padre para enseñarme la educación. Mire, haga usted lo que le parezca bien de su vida y deje que lo demas hacemos lo mismo (Guarda guarda, c’è qui mio padre che vuole insegnarmi l’educazione. Ascolti bene, faccia pure quello che vuole della sua vita e lasci che gli altri facciano lo stesso).”
Non mi aspettavo certo che togliesse la sua auto per rispettare la mia precedenza o che si mettesse in ginocchio per scusarsi, però neppure mi aspettavo di essere rimproverato come se fossi io a disturbarlo.
Come spesso capita quando qualcuno ci dice cose sgradevoli, sono rimasto in silenzio. Nei giorni successivi ho riflettuto sull’accaduto e mi sono reso conto che questo signore ha fatto quello che osservo essersi diffuso fra la gente: confondere l’essere maleducato con l’essere incivile.
L’educazione o la maleducazione si riferiscono alle convenzioni sociali. Nessuna Legge o regola obbliga una persona a rispondere a un saluto, a sorridere agli altri, a ricambiare un regalo od essere gentile con i suoi familiari ed amici. Se ignora queste convenzioni, alla fine, chi gli sta accanto, semplicemente lo considererá un maleducato ma questo danneggerá solo la persona in questione e le sue relazioni personali.
Tutt’altra facenda quando, invece, si parla di regole. Queste vengono stabilite da chi ha una visione del gruppo per organizzare la convivenza fra gli individui e migliorare così l’efficenza del sistema. Se una persona non le osserva, in qualche modo produrrà un danno a qualcuno. Nel caso sopra esposto, il danno è chiaro: la stazione di servizio ha tenuto il suo costoso macchinario inutilizzabile per 6 minuti ed io ne ho persi 26. Tutto questo affinchè lui guadagnasse solamente 4 minuti.
Immagino i lettori sorridere davanti all’esiguità di questi valori. Strana società la nostra: se qualcuno mi avesse rubato 26 euro, forse avrei avuto maggiore empatia. Eppure un furto di tempo è comunque un furto perchè toglie a qualcuno quello che non potrà più recuperare.
Pochi secondi persi nel traffico per colpa di conducenti aggressivi che non rispettano precedenze o posteggiano in seconda fila, se moltiplicati per le migliaia di volte che succede in una città in un giorno, causano la perdita di migliaia di ore al gruppo. La conseguenza è solo un mero calcolo algebrico fra chi guadagna tempo e chi lo perde? No! L’inosservanza delle regole produce anche tensione, nervosismo, sensazioni di impotenza e, alla fine, una dose di aggressività non salutare per nessuno.
Inoltre, si produce l’effetto domino: che farò la prossima volta che devo lavare la mia auto? Ignoreró il cartello? Sopporterò l’arroganza di chi non rispetta le regole comuni? O mi trasformerò in un terrorista e gli righerò la portiera dell’auto?
La società è l’insieme dei comportamenti individuali. Solo noi cittadini siamo in grado di decidere come la vogliamo, accettando o rifiutando comportamenti inadeguati. In altra occasione le avevo detto che, vent’anni fa, quando sono arrivato sull’isola, ai turisti che mi chiedevano come mai non si vedeva polizia per le strade, rispondevo: “perchè non serve!”. Ora anche in Tenerife si notano posti di blocco per le strade. È cambiata la Polizia o è diminuito il rispetto che i cittadini hanno per le Leggi? Nella nostra società, ogni giorno escono continuamente nuove regole: vietato fumare, obbligo di raccogliere gli escrementi dei propri animali, di mettere i guanti prima di toccare la frutta e si arriverà a chiedere di mettere i guanti prima di toccare i guanti. Sono necessarie? Una volta non lo erano! Bastava l’educazione per regolamentare la convivenza. Erano altri tempi quelli, tempi in cui un fumatore, prima di accendere la sigaretta chiedeva (e si chiedeva): “disturbo se fumo?”