2013, gennaio

VV – In questa edizione del periodico il Sig. Giovanni Comoli vorrebbe parlarci dell’aspetto fiscale delle Canarie rispetto all’Europa.

IPT – Queste isole presentano, dal punto di vista fiscale, un quadro peculiare e interessante se confrontato con gli altri Paesi della Comunità Europea.

VV – È per questo che si considerano porto franco?

IPT – Oggi l’Arcipelago Canario non è più un porto franco. Con questo termine si intendono zone o luoghi che, per motivi storici, geografici o di utilità politica, hanno delle condizioni fiscali più rilassate rispetto alla Nazione di cui fanno parte. Fino al 1999 c’erano dei vantaggi così alti che, ricordo, noi italiani restavamo a bocca aperta a vedere la pubblicità della Fiat sulle pagine dei giornali locali che vendevano la Punto al prezzo in pesetas equivalente a 9.900.000 L., cioè un 35% meno di quanto fosse offerta in Italia.

VV – Perchè dice “fino al 1999”? Che è successo in quell’anno?

IPT – Il 01 gennaio del 2000 si sarebbero aperte le frontiere e sarebbero spariti i duty free degli aeroporti. L’Europa riorganizzò le zone franche nel suo territorio e, non potendo permettere che esistesse una zona con esenzioni fiscali così vasta e popolata come l’Arcipelago Canario, impose a Spagna di regolarizzarne il sistema contributivo.

VV – Quindi fu in quel momento che le Canarie assunsero il titolo di “Estrema Periferia d’Europa”?

IPT – Con questo termine si identificano alcune zone europee che, per la loro distanza dal centro, con i conseguenti maggiori costi per trasporti, dislocamenti e approvigionamenti, devono offrire a cittadini e imprese alcuni vantaggi per diminuire gli inconvenienti della posizione geografica. L’Arcipelago Canario fu una delle più importanti zone a ricevere questa qualifica.

VV – Cosa è cambiato quindi nel 2000?

IPT – Negli anni precedenti c’erano molte società off shore, la maggior parte delle quali con sede nell’Isola di Man, operanti soprattutto nel settore della multiproprietà, che muovevano capitali e producevano ricchezza, anche se esenti dal pagamento delle tasse. Queste dovettero chiudere o adattarsi a tenere i libri contabili. Credo che questo fu la conseguenza più evidente del cambio di politica e, si diceva, che in cambio di questo sacrificio, la Comunità Europea avrebbe effettuato alcuni investimenti in Canaria, fra cui la costruzione del tratto di autopista mancante, quello fra Playa de Las Americas fino alla rotonda situata alla fine di Adeje.

VV – Quindi sparirono questo tipo di imprese. Il cittadino comune ebbe delle conseguenze?

IPT – Per i lavoratori e le imprese con sede in Canaria, tutto sommato, non cambiarono molto le cose: continuavano ad esserci condizioni fiscali vantaggiose fra cui la esenzione dall’applicazione dell’I.V.A., sostituita da una tassa locale chiamata I.G.I.C., Imposta Generale delle Isole Canarie.

VV – Molti italiani non hanno le idee chiare su questa imposta. Funziona come l’I.V.A.?

IPT – Diciamo che l’IGIC ha una doppia funzione: quello di sostituire effettivamente l’IVA, anche se con un meccanismo più semplice, e quella di dazio doganale. È necessario menzionare che, per la sua peculiare condizione all’interno della Comunità Europea, Canaria, a differenza degli altri Paesi, ha la libera circolazione delle persone ma non delle merci. Difatti esiste una dogana extracomunitaria a cui sono assoggettate tutte le importazioni, anche quelle di privati cittadini.

VV – Quando si parla dell’I.G.I.C. si dice che è del 5%. È corretto?

IPT – Non del tutto. Le aliquote, in linea di massima e con molte eccezioni, sono sempre state tre: 0% su tutti i consumi basilari, come energia, benzina, acqua e telefonia, del 2% sulle merci e del 5% sui servizi. Siccome i bar e i ristoranti sono considerate imprese di servizi assoggettate al 5%, i turisti, vedendo questa percentuale sugli scontrini, hanno sempre dedotto che fosse l’unica aliquota esistente. Nel 2001 ci fu una prima modifica con l’aggiunta di due aliquote del 9% e del 13% per eliminare le falsate immatricolazioni di auto. Prima di allora, la maggior parte delle imprese spagnole avevano una filiale in Canaria per comprare e immatricolare quì macchine e furgoni, con un costo molto più contenuto. Da Luglio 2012, sulla spinta della crisi, le aliquote sono state incrementate dal 2 al 3%, dal 5 al 7%, aggiungendo un mezzo punto alle altre due e spostando alcuni servizi dallo 0% al 7% (ad esempio le commissioni bancarie).

VV – Comunque si applica sull’importo degli scontrini, esattamente come l’IVA. D’accordo che le aliquote sono più basse, però perchè dice che è più semplice?

IPT – Se osserva gli scontrini dei supermercati e dei negozi, vedrà che c’è scritto “dettagliante minorista” e che non viene applicata l’imposta. Questo significa che tutte le vendite di merci fatta da imprese al dettaglio operano in esenzione IGIC, cioè, i consumi non sono gravati. Questa comporta anche minore lavoro per il Governo Canario perchè, essendone soggetti solo i grossisti, deve gestire e controllare un numero molto più basso di dichiarazioni. Fino al 01 Gennaio 2013, erano esentate anche tutte le imprese di servizi nel primo anno di attività e quelle con un redditto basso (28.000,00 €). Purtroppo, ora non più!