2015, novembre

ViviTenerife – Non capisco il titolo: a che cosa è affezionato?

Giovanni Comoli – Non parlo di me. È un titolo che ho scelto per aprire un tema dedicato all’italiano medio che è affezionato alla propria macchina.

VT – Sì, è vero! Lei però tocca sempre argomenti legati alla vita nelle Canarie. Che nesso c’è con l’auto?

GC – Che la maggior parte dei nostri connazionali, quando si trasferisce, pretende di portarsela dietro.

VT – Da come lo dice sembra che lo considera un comportamento poco conveniente!

GC – Beh, io lo vedo così! L’autovettura è uno strumento come tutti gli altri. Si compra in base alle esigenze personali, si utilizza al meglio e si rivende o si rottama quando non serve più. Una cultura edonistica nei confronti di certi oggetti, ha portato l’italiano a caricare la macchina con forti connotazioni emozionali: è uno status symbol, è qualcosa che ci rappresenta e a cui affezionarsi.

VT – D’accordo! Però che problemi ci sono con le Canarie?

GC – Diversi inconvenienti legati all’importazione. Soprattutto i costi!

VT – È molto caro importare la propria auto dall’Italia?

GC – Giudichi lei! Prima di tutto occorre tenere in considerazione il costo del trasferimento del mezzo: può essere per container, con il resto dei nostri beni, o in un traghetto dopo avere percorso i 2/3.000 km. che separano Cadice da una qualsiasi città italiana. L’aggravio del costo dell’auto, che si può stimare mediamente intorno ai 1.000,00 €, si ottiene calcolando la differenza con l’alternativa di utilizzare un più economico e rilassante viaggio aereo e una spedizione più semplice per trasferire gli altri nostri beni.

VT – …e un volta arrivati nelle Canarie?

GC – L’auto può restare con la targa italiana solo per sei mesi dalla data d’arrivo. Bisogna quindi iniziare al più presto una pratica di immatricolazione del mezzo che comprende l’ispezione di un ingegnere, la revisione presso un centro autorizzato, la registrazione in Comune e la emissione dei documenti presso gli uffici del Traffico (equivalente alla Motorizzazione italiana), nonchè la produzione delle targhe che si fa in altri centri autorizzati. Ci vogliono 4-6 mesi per disbrigare tutte queste operazioni con un costo totale che si aggira sui 7-800,00 €.

VT – Si pagano delle tasse per l’importazione?

GC – Sì, due. La prima è l’ I.G.I.C. che equivale al 13,5% del valore del mezzo. Tale importo viene stabilito da tabelle regionali e considera una diminuzione di circa il 10% del prezzo di vendita originale nelle Canarie per ogni anno di possesso. Per fortuna questa imposta viene esentata nel primo anno di residenza a chi l’ha appena ottenuta. La seconda imposta è statale, è stata reintrodotta da pochi mesi e si paga una percentuale variabile fra lo zero e il 13,75% dello stesso valore a cui ci si riferisce più sopra, a seconda del tipo di mezzo e delle sue emissioni contaminanti (pertanto le auto vecchie pagano di più).

VT – Arrivato a questo punto abbiamo finito?

GC – No. Occorre poi presentare alla Motorizzazione italiana le targhe vecchie e richiedere la rottamazione dell’auto.

VT – Ho sentito che alcune persone fanno la rottamazione prima di partire dall’Italia….!

GC – Certo! Si evita di dovere tornare nel Bel Paese per farla, però ci si incontra con altri inconvenienti. Il primo perchè si viaggia con una targa provvisoria che dura al massimo due mesi e, siccome la pratica nelle Canarie richiede un tempo più lungo, ci si trova con un’auto inutilizzabile o con la necessità di sostenere ulteriori costi per ottenere targhe provvisorie anche quì. In secondo luogo, perchè a volte capita che un libretto contenga degli errori e, se l’auto è stata rottamata, è molto più difficile farlo modificare.

VT – Quindi?

GC – Considerando un costo minimo intorno ai 2.000,00 € a cui aggiungere le tasse, la rottamazione, eventuali targhe provvisorie, lo sdoganamento e il dover mantenere l’assicurazione in Italia fino al completamento della pratica, io credo convenga vendere la propria auto e comprarne una quì. Anche se sembra che i prezzi siano più alti, bisogna tenere presente che, grazie al basso utilizzo che se ne fa in un’isola, la loro durata è almeno doppia in confronto con quelle che circolano nel continente europeo.