2013, luglio

VV – Ho la sensazione che sia più difficile ottenere la residenza.

IPT – Ha ragione! Sembra quasi che ci sia in atto una politica per disincentivare le persone a trasferirsi.

VV – È così?

IPTSpagna ha un livello di disoccupazione molto alto, il doppio della media Europea. Il Governo riceve molti attacchi per questa situazione per cui sarebbe assurdo che continuasse con la politica di dieci anni fa, ai tempi del boom economico, quando, alle fermate degli autobus, le pubblicità dicevano: “vien a integrarte, ganaremos todos” (inserisciti, ci guadagneremo tutti).

VV – Quindi non vuole più stranieri?

IPT – Non voglio dire questo, anche perchè in Comunità Europea, dove c’è la libera circolazione delle persone, non potrebbe impedirlo. Solamente ha determinato che ogni nuovo residente debba essere in possesso di almeno uno fra diversi requisiti. Questo obbliga le persone che vogliono trasferirsi a prendere questa decisione con maggiore responsabilità.

VV – Quali sono questi requisiti?

IPT – Sono cinque:

  • Avere un lavoro dipendente
  • Avere aperto una ditta o costituito una società imprenditoriale
  • Possedere una pensione pagata da un ente di interese pubblico
  • Possedere un c/c spagnolo con un saldo superiore a poco più di 5.000,00 €
  • Possedere un immobile in Spagna con un valore di mercato di 250.000,00 €

VV – Di questi parametri se ne parla già da un anno, no?

IPT – Si, è vero! Mentre dal 2000 la residenza veniva automaticamente concessa a qualsiasi cittadino comunitario, da febbraio 2012 vengono applicate nuove regole che si stanno evolvendo continuamente. Quello che sta cambiando nell’ultimo periodo è che dimostrare di avere uno dei parametri, diventa sempre più difficile.

VV – Non è molto difficile dimostrare di avere una pensione, possedere una casa o un conto corrente…!

IPT – Certo e difatti Spagna non ha nessun problema ad accogliere persone autosufficenti. Le difficoltà sono per chi cerca lavoro o vuole aprire una ditta. Ad esempio, per potersi iscrivere come dipendente occorre presentare un imprenditore disposto ad assumerlo e ad aspettare i tempi di registrazione. In questo modo le imprese assumeranno personale proveniente dall’estero solo se possiede qualifiche specifiche che non trovano sul mercato del lavoro locale.

VV – Per le ditte, invece?

IPT – La residenza viene concessa solo dopo avere aperto totalmente l’attività, presentando un numero di documenti ogni volta maggiore. Questo provoca notevoli ritardi e vari inconvenienti, fra cui non potere aprire conti correnti, cosa indispensabile per potere lavorare, ottenere una linea telefonica o domiciliare i costi. A questo si aggiunge che il certificato d’identificazione del N.I.E., che ha una durata di tre mesi, già non viene più accettato dalla maggior parte degli uffici Pubblici una volta scaduto, obbligando le persone in fase di trasferimento a continui accessi alla Polizia.

VV – Che obiettivo si prefiggono queste regole?

IPT – In entrambi i casi, sia che una persona cerchi lavoro, sia che voglia aprire una piccola ditta, alla fine, come stiamo consigliando ora, che richieda la residenza dimostrando di possedere almeno 5.000,00 €. Pur rispettando il diritto del cittadino europeo di scegliere in quale Stato fissare la propria residenza, si eliminano così quelle persone che hanno preso questa decisione senza un minimo di risorse sufficenti per potere sopravvivere fino al momento in cui riusciranno ad inserirsi nel mondo del lavoro.