2017, settembre
ViviTenerife: Questo argomento l’ha già trattato molte volte nelle nostre interviste…!
Giovanni Comoli: Certo, però questa volta vorrei porre l’accento su coloro che non si registrano.
VT: Di chi parla, scusi?
GC: Lo sa che moltissimi europei vivono in questo arcipelago senza prendere la residenza? Oppure, che si registrano nelle Canarie, ma senza cancellarsi dal Paese di provenienza?
VT: Le sembra molto grave?
GC: Direi proprio di sì! A parte che è un comportamento antisociale, la persona che non si registra come dovuto si ritrova in uno stato di illegalità!
VT: Mi scusi, ma l’apertura delle frontiere non permette agli Europei di muoversi come desiderano?
GC: Uno degli obiettivi della Comunità Europea era quello di offrire ai suoi cittadini la possibilità di una maggiore mobilità alla ricerca di opportunità di studio e di lavoro.
VT: Quindi?
GC: La libertà di trasferirsi non esclude l’obbligo di registrare tali movimenti.
VT: Sembra che i cittadini non diano molta importanza a questi obblighi.
GC: È vero ma il fatto che il trasferimento di un comunitario si debba comunicare alla Polizia Nazionale in qualsiasi Stato vada, dovrebbe farci pensare all’importanza di questa registrazione. Difatti siamo sottoposti alle Leggi di Pubblica Sicurezza.
VT: Effettivamente….!
GC: Non dobbiamo scordare che in Europa esiste una situazione di allarme terroristico. Regolarizzare le nostre posizioni è anche una maniera di collaborare con le forze dell’ordine.
VT: Beh, non solo, no?
GC: Certo, anche con gli altri Enti! Come può il Gobierno de Canarias predisporre i servizi ospedalieri, le fornitura di acqua, elettricità e telefonia se non può stabilire la quantità esatta dei residenti? Come si può programmare la costruzione di nuove strade, l’aumento dei servizi di raccolta rifiuti se non si hanno statistiche corrette? Regolarizzarsi, oltre ad essere un obbligo fiscale e una sicurezza per tutti, è anche un dovere sociale.
VT: Perchè parla di fiscale?
GC: Quando una persona vive in un Paese, è giusto che contribuisca ai suoi costi sociali con il pagamento delle imposte.
VT: Però, una persona che vive in un Paese consuma e quindi paga imposte!
GC: Certo, paga imposte indirette come IVA e trasferimenti di proprietà. La pressione fiscale media in Europa però si avvicina al 43% dei redditi. Non è pagando il 20% circa di Iva sui consumi che si coprono questi fabbisogni. Se poi si considera che nelle Canarie neppure c’è l’IVA che si sostituisce con un IGIC al 7%, ci rendiamo conto di quanto sia importante l’apporto delle imposte dirette come l’IRPEF di tutte le persone che vivono in questo arcipelago.
VT: Quando una persona deve regolarizzarsi?
GC: Parliamo dei famosi 183 giorni. Se una persona intende vivere in un Paese la maggior parte dell’anno, cioè più di sei mesi, è tenuto a prendervi la residenza entro tre mesi dall’arrivo.
VT: Come si prende la residenza?
GC: Chiariamo un concetto: una persona prende la residenza per il fatto di vivere in un Paese. I documenti per registrarsi sono una conseguenza di questa scelta. Vivere in uno Stato senza registrarsi è un’illegalità, della stessa gravità del fare il NIE verde in Spagna e poi vivere la maggior parte dell’anno in Italia.
VT: Ho capito! Quindi, come ci si registra?
GC: Come già detto, noi Europei siamo liberi di fissare la nostra residenza in uno qualsiasi degli Stati dell’Europa. Dobbiamo però garantire a questo Paese che non peseremo sulle sue casse. Pertanto dobbiamo avere un domicilio, in affitto o di proprietà, dimostrare la capacità di mantenerci e una copertura sanitaria equivalente come minimo a quella pubblica.
VT: …e dopo?
GC: Bisognerà comunicare allo Stato di provenienza il cambio. Per noi che viviamo nelle Canarie significa avvisare la Cancelleria Consolare dell’Ambasciata di Madrid la quale ci iscrive all’A.I.R.E., gestito dal Ministero degli Esteri, e al Comune che a sua volta fa da eco con gli altri Uffici Pubblici provinciali.
VT: Se non si fa questa comunicazione?
GC: Beh, non verremo iscritti all’AIRE con conseguenze a volte inaspettate.
VT: Molti pensano che non siano così gravi..!
GC: Dipende da cosa si intende per “grave”….! Ci possono essere inconvenienti di tipo amministrativo o fiscale. Se in Italia vivevamo in affitto o in una casa di proprietà che abbiamo venduto prima di trasferirci, i nuovi inquilini o i nuovi proprietari fisseranno lì la loro residenza facendo cancellare la nostra. Potremmo avere difficoltà in futuro anche solo per ottenere una carta d’identità o uno stato di famiglia. Oppure l’Agenzia delle Entrate, non essendo stata avvista del cambio, potrebbe chiederci delucidazioni sui nostri redditi in Spagna.
VT: Ha ragione, ci sono davvero molti motivi per regolarizzarsi!
GC: Si tratta di avere un briciolo di buon senso e di cultura civica. Se ci disturba che uno extracomunitario, alla ricerca di nuove opportunità, si introduca nel nostro Paese senza regolarizzare la sua posizione, dobbiamo presumere che i cittadini degli Stati Europei si infastidiscono se anche noi comunitari ci comportiamo allo stesso modo.