Vivo a Tenerife da due anni ma non mi danno l’assistenza sanitaria pubblica e il medico di famiglia. Come mai?

Nessuno può proibire a un comunitario di vivere in uno dei Paesi Europei di cui non ha la nazionalità, senza lavorare e “produrre”. Un comunitario può vivere sotto un ponte, avere redditi di altri Paesi esenti in quello in cui vive oppure ancora può comprare una casa e locarla, investire in fondi comuni o in criptomonete e vivere con i proventi di questi investimenti. Però, altra cosa è che questa persona abbia diritto a dei servizi sociali in questo Paese. Se non si produce non si ha diritto neppure ad essere ricevuti al Pronto Soccorso e questo, neppure se si è invalidi. Ecco il motivo per cui, quando si è trasferito a vivere a Tenerife, le hanno chiesto di acquistare una polizza sanitaria privata e, se è un pensionato, ha dovuto mostrare il certificato S1 con cui l’INPS si impegnava a coprire i suoi costi sanitari in Spagna.

Il problema è ancora più grande quando ci si trasferisce con i propri figli minori. Questi hanno dei diritti fondamentali che vengono loro concessi automaticamente, fra cui, principalmente, l’istruzione obbligatoria e ricevere un minimo di copertura sanitaria. Se tali minori sono senza genitori, se ne farà carico lo Stato ospitante, però, se esistono dei genitori, il sistema chiede loro come intendono contribuire al costo di tali servizi sociali che non sono previsti da nessun accordo bi-laterale. In altre parole, ai genitori i cui figli stanno ricevendo dei servizi sociali a cui loro non hanno diritto, gli si creano deterrenti e meccanismi per obbligarli a responsabilizzarsi e iniziare a “produrre“.

Questo verbo, produrre, significa semplicemente versare contributi sociali, cioè pagare le quote alla Seguridad Social, ente pubblico equivalente all’INPS. Dato che non si può fare volontariamente, bisognerà essere in una di queste situazioni:

  • Avere un lavoro dipendente
  • Aprire un’attività come autonomo
  • Essere amministratore di una società di capitali
  • Essere assunto/a come collaboratore o collaboratrice domestico/a.

Vorrei precisare che attività come la locazione dei propri immobili, anche se di Vivienda Vacacional, non sono attività economiche: producono un reddito da risparmio tassato con percentuale fissa e il proprietario potrebbe anche vivere in un altro Paese, incaricando il lavoro pratico a una ditta locale. Al contrario, è un’attività economica quella effettuata da chi apre quella ditta locale per locare gli immobili di terzi e che, per esercitarla come autonomo, deve vivere in loco. In questo modo produce un reddito da lavoro tassato con percentuali proporzionali e versa i contributi sociali.

Per completare l’argomento:

  • Dopo cinque anni di residenza in suolo spagnolo, i comunitari che possano dimostrare un certo grado di invalidità potranno eventualmente richiedere assistenza sanitaria e una pensione di invalidità o di accompagnamento
  • Dopo dieci anni di residenza in suolo spagnolo, i comunitari, anche se non hanno mai lavorato in questo Paese, avranno diritto a copertura sanitaria, eventuali redditi di dittadinanza, sovvenzioni o, se hanno raggiunto l’età, anche la pensione minima. Inoltre, tutti potranno richiedere la cittadinanza spagnola, per ora, rinunciando a quella italiana.